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Come comportarsi quando il proprio figlio va male a scuola

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di Redazione

18/06/2020

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Sono tantissimi i genitori che si trovano ad affrontare il problema dei figli che vanno male a scuola. In questi casi, è opportuno agire evitando di lasciarsi prendere dall’emotività e di buttarsi sulle ripetizioni considerandole una soluzione da bacchetta magica. Nelle prossime righe, abbiamo raccolto alcuni consigli utili che è bene seguire per evitare di far vivere al proprio figlio lo studio in maniera problematica.

Chiedi il parere di uno psicologo

Come in tutte le cose, anche quando si ha a che fare con i problemi scolastici di un figlio è bene evitare il fai da te. Questo significa rivolgersi a uno psicologo specializzato, un professionista avente le competenze giuste per rilasciare, se necessario, una certificazione di DSA (disturbo specifico dell’apprendimento). Chi riceve una diagnosi del genere, come previsto dalla Legge 170 dell’8 ottobre 2010, ha diritto a specifici sussidi compensativi, ma anche a un piano didattico personalizzato, altrimenti noto con la sigla PDP. Attenzione: esistono tante piattaforme di screening online, alcune delle quali messe a disposizione da strutture sanitarie che si occupano anche di guidare i bambini con DSA nel loro percorso di studio e nella comprensione ottimale di contenuti relativi alle materie sia letterarie, sia scientifiche. Prima di iniziare a utilizzarle, però, è opportuno chiedere il parere di un esperto e, come già detto, non entrare nel pericoloso vortice del fai da te.

Valuta la sua motivazione

In mancanza di problemi relativi ai DSA, è molto importante valutare in maniera metodica l’approccio del proprio figlio alla scuola. Questo significa, in concreto, analizzare punto per punto diversi aspetti, a cominciare dalla motivazione. In questa fase, è opportuno rispondere ad alcune domande. Tra queste, rientrano gli interrogativi relativi alla consapevolezza da parte del giovane in merito al ruolo della scuola nella propria vita. Fondamentale è che veda lo studio come un dovere e, soprattutto, come un’opportunità per la costruzione del suo futuro. Una cosa molto importante da ricordare è che non deve essere l’unica strada che gli si pone davanti. Senza dimenticare la centralità del senso del dovere, è bene fare presente anche la possibilità di intraprendere un percorso lavorativo, situazione in cui si può optare per un titolo di studio ottenuto in tempi minori grazie a realtà come diplomainunanno.com). Nelle situazioni in cui si riscontra poca motivazione allo studio da parte del ragazzo o della ragazza, è il caso, come famiglia, di prendersi il giusto tempo. L’eventuale passaggio da un percorso di studio a uno orientato verso il lavoro non è decisione a prendere dall’oggi al domani.

Non dimenticare il valore dell’autoefficacia

Molto spesso, alla base di una situazione di difficoltà scolastica troviamo la mancanza di autoefficacia. Quando si utilizza questo termine, si inquadra una credenza relativa alla propria capacità organizzativa finalizzata al raggiungimento di un determinato obiettivo. Descritto con dovizia di particolari per la prima volta dallo psicologo Albert Bandura, il concetto di autoefficacia può essere applicato senza problemi ai processi di apprendimento. Non a caso, nel corso dei decenni le credenze di autoefficacia sono state più volte utilizzate come fattore utile per predire sia le performance scolastiche, accademiche in particolare, sia le scelte professionali. Aiutare il proprio figlio a migliorare l’autoefficacia ‘lavorando’ in ambito familiare può rivelarsi difficile. Molto utile è infatti il lavoro di gruppo. Tra le alternative più utili al proposito rientrano i lavori di gruppo in cui si concretizzano processi di tutoring attivo tra gli alunni di una medesima classe. In questi contesti, i ragazzi che hanno qualche passo da compiere ancora possono guardare a quelli che hanno già fatto il percorso considerando non solo il loro esempio dal punto di vista scolastico, ma anche per quel che concerne l’integrazione sociale.

Evita il confronto con i fratelli/compagni

Concludiamo questa rassegna di consigli su come affrontare le difficoltà scolastiche dei propri figli con un suggerimento che può sembrare banale ma che è in realtà molto utile. Se si ha intenzione di guidare il giovane verso lo sviluppo di un’autoefficacia solida e di una lucida consapevolezza della propria unicità e del proprio valore nell’ambito dei gruppi sociali che frequenza, è basilare evitare qualsiasi confronto con fratelli/compagni di classe.
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