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Commento A Zacinto di Ugo Foscolo: testo ed analisi

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di Redazione

30/08/2020

TITOLO
Il commento A Zacinto in riferimento al noto componimento poetico di Ugo Foscolo è uno dei più belli che si possono trovare, fra le risorse a disposizione per gli studenti. Soprattutto il commento A Zacinto appare molto struggente per il tema che è trattato e che è quello foscoliano per eccellenza. Si tratta infatti del dolore dell’esilio. Foscolo compose questo sonetto fra il 1802 e il 1803. Nel 1803 è stata pubblicata l’edizione definitiva delle sue poesie. Un’edizione davvero imperdibile, anche se possiamo dire a buon diritto che si tratta del canzoniere più breve della letteratura italiana, perché è composto soltanto da 12 sonetti e 2 odi. I più famosi dei sonetti inseriti in questo canzoniere e anche quelli per i quali si può dire che il poeta raggiunga la piena maturità espressiva sono quattro, i cosiddetti sonetti sepolcrali. Si tratta di In morte del fratello Giovanni, Alla sera, Alla musa e appunto A Zacinto. Vediamo il commento a Zacinto di Ugo Foscolo.

La vita in tempesta di Ugo Foscolo

La vita di Ugo Foscolo si può definire come un’esistenza eroica, ma allo stesso tempo sempre in tempesta. Spesso il poeta si sente sopraffatto dagli eventi che riguardano la sua esistenza, ma quando capitano queste situazioni il suo grido orgoglioso resta uno slancio. Infatti la sua concezione più interessante della vita è quella che si può trovare in un’altra sua opera molto importante e piuttosto conosciuta. Si tratta delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, in cui prevale un atteggiamento di fragilità che potremmo definire esuberante. Il sonetto A Zacinto richiama una delle caratteristiche più importanti dell’espressione dei temi più cari al poeta. Infatti Foscolo in questo sonetto rivendica il bisogno di una patria spirituale, visto che l’isola di Zante era la sua terra natale e il luogo della sua infanzia.

Il sonetto A Zacinto di Ugo Foscolo

Né più mai toccherò le sacre sponde Ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell’onde Del greco mar, da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde Col suo primo sorriso, onde non tacque Le tue limpide nubi e le tue fronde L’inclito verso di colui che l’acque Cantò fatali, ed il diverso esiglio Per cui bello di fama e di sventura Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, O materna mia terra; a noi prescrisse Il fato illacrimata sepoltura.

L'analisi stilistica per il commento A Zacinto

Il testo inizia con tre negazioni secondo la figura retorica del climax. Nel primo periodo della poesia dominano gli enjambements, di cui per esempio possiamo citare l’espressione “l’acque/cantò”, che si trova nei versi 8-9 del componimento. Seguono poi le anastrofi e una serie di congiunzioni che operano a livello sintattico. Per esempio il poeta usa molto spesso le parole “ove”, “che”, “da cui”, “per cui”. Questi congiungimenti sintattici, insieme alle anastrofi, servono a descrivere un discorso tortuoso che esprime bene la passione soggettiva e i ricordi che rimandano all’errare del poeta. In tutto il componimento Foscolo riesce a creare un mix molto originale tra la ritmica tradizionale dei sonetti e l’innovazione a livello retorico stilistico. Tutto questo è possibile attraverso l’uso di varie figure retoriche, come le allitterazioni, le perifrasi, l’uso frequente della sineddoche.

A Zacinto: commento

Tutto il sonetto si basa sui temi più cari alla poesia foscoliana. Il primo e più evidente, quello che si nota maggiormente, è sicuramente il tema dell’esilio. Foscolo sperimenta il nichilismo nella sua esistenza. Questa concezione trova le basi in una teoria filosofica che è quella tipica del materialismo. In fin dei conti non possiamo non notare come Foscolo si richiami essenzialmente alle teorie filosofiche dell’illuminismo. E quindi subentra l’idea della materia come corruttibile, in grado di dissolversi continuamente. L’esilio per Foscolo costituisce la perdita di una delle sue “illusioni”. Si tratta della patria, del senso di appartenere ad uno Stato, ad un popolo, ad una cultura. Molto interessante è il fatto che a proposito di Zacinto Foscolo usi un’espressione che richiama in tutto e per tutto la morte, il giacere del corpo fanciulletto. Ma ci sono anche altri temi che si possono notare, facendo riferimento al commento della poesia A Zacinto. Una tematica particolarmente interessante è quella che è evocata dal riferimento a Venere. Infatti Venere richiama l’amore e la bellezza. Spesso la fonte a cui Foscolo si ispira per richiamare questi temi è il poeta antico Lucrezio, rifacendosi direttamente al De Rerum Natura. E quasi d’obbligo il paragone con Ulisso, in questo vagare alla deriva del viaggio foscoliano, senza riuscire a trovare pace, senza riuscire a trovare una terra in cui si possa affermare il senso di appartenenza. Possiamo dire che si perde quasi la speranza del giorno in cui si ritornerà. In questo si vede molto stretto il paragone con Ulisse per quanto riguarda la possibilità di morte in terra straniera, lontani dalla patria.
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