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L'apostrofo: quando si mette e quando non si usa

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di Redazione

07/08/2020

TITOLO
L'apostrofo è un segno grafico che serve ad indicare quando in un discorso avviene l'elisione. Per sapere che cosa è l'elisione, ti diciamo subito che si tratta della perdita di una vocale, che avviene solitamente davanti alla vocale iniziale di una parola che segue. Nella storia della lingua italiana le regole per l'apostrofo hanno sempre rappresentato un tema piuttosto complesso, sul quale i maggiori esperti di grammatica hanno fatto molte riflessioni. Comunque devi sapere che l'apostrofo è un simbolo molto importante nella nostra lingua. Sono molte infatti le parole con l'apostrofo e questo segno grafico non si limita soltanto alla scrittura. Infatti ha dei principali risvolti anche dal punto di vista fonetico, ovvero può influire su come si pronunciano le parole stesse. Ma quando si mette l'apostrofo? Quali sono le principali frasi con l'apostrofo? Vediamo di capirne di più su questo argomento.

Le regole principali dell'apostrofo

Molti si chiedono quando si usa l'apostrofo. Andiamo quindi subito a spiegare quali sono le regole principali che implicano l’uso di questo segno grafico. L'apostrofo è infatti obbligatorio con gli articoli determinativi singolari e con le eventuali preposizioni articolate. Per fare un esempio, possiamo dire che si scrivono con l'apostrofo parole come l’oro e all’età. L'apostrofo è obbligatorio anche davanti all’articolo indeterminativo femminile. È il caso tipico della parola un’amica. Si mette obbligatoriamente anche con gli aggettivi dimostrativi singolari, in particolare con gli aggettivi dimostrativi questo, questa, quello, quella. Va posizionato anche con parole come bello e bella, con le parole come santo (vedi il caso di Sant’Antonio) o con come e ci quando queste parole si trovano davanti al verbo essere.

Altri casi in cui l'apostrofo è obbligatorio

Ma non finiscono qui le regole che riguardano l’uso dell'apostrofo. L'apostrofo nella scuola primaria è oggetto di numerosi esercizi, proprio perché i bambini possano imparare perfettamente qual è il suo uso. Per esempio ben pochi sanno che l'apostrofo si usa in espressioni idiomatiche, come senz’altro, tutt’altro, mezz’ora, con la preposizione semplice di in alcuni casi come d’accordo. Poi ci sono casi particolari, come t’importa, s’impunta, l’ho già detto. Si usa nelle forme dell’imperativo, come da’, sta’, va’, in alcune esclamazioni. Inoltre, per quanto riguarda l’uso dell'apostrofo in fine di rigo, questo segno grafico è a volte accettabile, ma non sempre. Infatti per esempio in alcune espressioni possiamo avere dell’/oro oppure del-/l’oro.

Quando non si mette mai l'apostrofo

L'apostrofo non si mette mai con alcune forme con da, tranne che in alcune come per esempio d’altronde e d’altra parte. Non si mette mai davanti a fra, che sta per frate, con bello e santo quando diventano bel e san, quando si scrive la forma qual è (in questo caso infatti si parla non di elisione, ma di troncamento). Inoltre l'apostrofo non si mette mai davanti all’articolo indeterminativo maschile, anche se il nome che segue inizia per vocale.

Il troncamento

A proposito della scrittura dell’espressione qual è, abbiamo detto che non si tratta di elisione e quindi non si usa l'apostrofo. In questo caso specifico, che tra l’altro corrisponde ad un errore molto comune nella lingua italiana, abbiamo a che fare con un caso di troncamento, detto anche apocope. Ma che cos’è il troncamento? Si tratta della caduta di una vocale o di una sillaba atona alla fine di una parola, sia che essa sia seguita da una vocale sia che essa sia seguita da consonante. Quando c’è il troncamento, non si mette l'apostrofo, per differenziare questo fenomeno grammaticale dall’elisione. Ma quando è obbligatorio il troncamento? Andiamo a vedere i casi specifici.

Quando è obbligatorio il troncamento

Il troncamento è obbligatorio in alcuni determinati casi. Per esempio non si dovrebbe mettere l'apostrofo con l’articolo indeterminativo uno e i suoi derivati, come ciascuno e ognuno. Il troncamento è obbligatorio nell’espressione qualcun altro, con quale davanti al verbo essere, di cui abbiamo già parlato. Il troncamento è obbligatorio anche con gli aggettivi buono, quello e bello davanti a consonante. Si segue questa regola anche quando la parola che segue inizia con la s seguita da un’altra consonante. È obbligatorio parlare di troncamento con i nomi signore, dottore, professore, frate e suora.

Quando il troncamento è facoltativo

In alcuni casi il troncamento è soltanto una questione facoltativa. Infatti si può o non si può fare a seconda dei casi. Per esempio è la situazione dell’aggettivo grande, se seguito da consonante, come nell’espressione hai un gran cappello. È il caso anche delle parole tale e quale. Ci sono pure delle eccezioni. Si tratta in pratica di alcuni casi di troncamento, che, appunto eccezionalmente, vengono segnalati con l'apostrofo, segno che contraddistingue, come abbiamo visto precedentemente, l’elisione. In realtà non bisogna lasciarsi confondere da questi casi, perché rappresentano soltanto delle situazioni eccezionali. È il caso di po’ per indicare poco, mo’ per indicare modo, sta’, va’, di’, fa’, da’.

Come non avere dubbi su troncamento ed elisione

Ma come fare a scegliere? Quando considerare se dobbiamo scrivere una parola con l'apostrofo oppure no, trattandosi invece di troncamento? In effetti i casi possono essere molti, specialmente quelli che si rivelano dubbiosi. Tuttavia c’è un piccolo trucco che ti vogliamo segnalare e che in molte situazioni può rivelarsi utile a risolvere l’indecisione. Basta anteporre la parola troncata ad un’altra che inizia per consonante. Se ci troviamo di fronte ad un abbinamento corretto, vuol dire che non dobbiamo mettere l'apostrofo perché si tratta di troncamento. In caso contrario dobbiamo mettere l'apostrofo perché si tratta di elisione. Facciamo un esempio per rendere chiaro quello che vogliamo dire. Per esempio dobbiamo scrivere l’espressione un’alzatina. In questo caso può sorgere il dubbio se mettere o meno l'apostrofo fra un e alzatina. È sufficiente prendere da solo un con l'apostrofo, togliere questo segno di elisione e scegliere una parola femminile che inizia con consonante. Ad esempio scegliamo la parola lacca e scriviamo un lacca. Scritta così l’espressione è sbagliata, perché non è corretto pronunciare un lacca. Quindi possiamo essere sicuri del fatto che quando dobbiamo scrivere un’alzatina si tratta di elisione, per cui in questo caso mettiamo l'apostrofo. È chiaro che comunque l’ortografia è frutto anche di convenzioni, per cui alcuni scrittori nelle loro opere letterarie non sempre rispettano queste regole in maniera precisa.
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