I pidocchi a scuola, che cosa fare ed eventuali normative.
Bisogna che in qualche misura prestiamo maggiore attenzione ai nostri figli quando vanno a scuola, e in generale al rapporto che hanno i bambini o ragazzi con la scuola stessa.
Si sta passando da un eccesso all’altro. L’atteggiamento mammone, da genitori italiani iperprotettivi nei confronti dei figli, è stato una costante storica durata per tantissimo tempo. Di emancipazione dei figli non se ne parlava nemmeno: la famiglia, innanzitutto (e questo è anche giusto), ma nel momento in cui i figli si dovevano emancipare, uscire dall’ambito familiare, per proiettare se stessi verso l’esterno, la vita sociale, abbiamo sempre avuto grandi difficoltà.
Dall’altra parte, negli ultimi anni si sta scoprendo una tendenza affatto opposta, vale a dire consegnare alle scuole, specialmente quelle dei bambini, un compito onnicomprensivo che sostituisca in tutto o in parte l’ambito familiare. Un atteggiamento corretto, equilibrato, fra l’ambiente familiare e quello scolastico in realtà non è tanto facile da trovare, anche se ovviamente esistono le eccezioni.
L’atteggiamento equilibrato, e quindi sociale per antonomasia, è quello di tenere conto del fatto che la scuola per i bambini è il primo contatto con la società, ancorché limitato. I figli si relazionano con gli altri non solo per imparare le nozioni di base sulle varie discipline che caratterizzano la cultura di un individuo, quanto anche per socializzare, convivere, condividere. Ecco che allora diviene importante che i bambini facciano, ad esempio, correttamente le vaccinazioni, perché questa è una questione a carattere non individuale ma collettivo, pubblico; ecco inoltre che i bambini devono andare a scuola vestiti correttamente, puliti, in ordine.
Senza che questo sfocio ovviamente in eccessi, ma non c’è dubbio che la realtà scolastica misura il bambino, il ragazzo, la futura persona inserita nella società, attraverso una serie di passaggi importanti: anche il modo di presentarsi e di entrare in contatto con gli altri. Capita a questo proposito spesso sentire che un bambino o più bambini hanno preso i pidocchi. Sovente la prima preoccupazione del genitore è di non farlo sapere. Sbagliato. Bisogna dirlo subito, e mettere in condizione tutti gli altri di predisporre le contromisure affinché non ci sia una diffusione del problema.
Se il ragazzino si gratta speso la testa, e si nota che sulla cute insistono decine, centinaia di minuscole uova bianche, bisogna prendere subito le contromisure, cercando di evitare il panico. I pidocchi si possono combattere, e anche bene. I pidocchi spesso si nascondono dietro le orecchie, sulla nuca, sulla parte superiore del collo. Alcuni consigli.
Con una lente di ingrandimento, con calma bisogna ispezionare la testa del piccolo, e, se possibile, provare a togliere con pazienza manualmente i pidocchi e le lendini, vale a dire le uova. Poi bisogna lavare bene i capelli con uno shampoo specifico e risciacquare con aceto. Quindi successivamente provare a togliere con un pettine a denti fitti, i pidocchi e le uova residue.
Nel frattempo bisogna disinfettare con prodotti appositi, lenzuola, coperte, abiti, cappelli, in genere indumenti. Parimenti, si devono disinfettare bene i pettini e le spazzole. Non è nemmeno male utilizzare qualche rimedio casalingo, come ad esempio l’aceto di mele, che aiuta molto bene a rimuovere i piccolissimi ospiti indesiderati.
E da un punto di vista dei comportamenti? Intanto bisogna insegnare ai bambini a non ammucchiare i propri vestiti insieme con quelli degli altri. Cosa peraltro non facile. È anche utile che i bambini stessi tendano a scambiare il meno possibile oggetti personali, come cappelli, pettini, sciarpe, fermagli e cose simili. Una volta debellati i pidocchi, è comunque bene controllare periodicamente la testa del bimbo. Il quale, è bene ricordarlo, anche se non esistono normative statali specifiche, può essere riammesso a scuola solo dopo aver effettuato il trattamento e a fronte del rilascio di un certificato del proprio medico abilitato.